A Day in Venice «III» (2019)

A Day In Venice «Iii» | MetalWave.it Recensioni Autore:
Wolverine »

 

Recensione Pubblicata il:
09.06.2019

 

Visualizzazioni:
1575

 

Band:
A Day in Venice
[MetalWave] Invia una email a A Day in Venice [Link Esterno a MetalWave] Visualizza la pagina Facebook di A Day in Venice [Link Esterno a MetalWave] Visualizza la pagina ReverbNation di A Day in Venice [Link Esterno a MetalWave] Visualizza la pagina BandCamp di A Day in Venice

 

Titolo:
III

 

Nazione:
Italia

 

Formazione:
- Andrej Kralj :: Composer / Producer;

 

Genere:
Alternative rock

 

Durata:
34' 10"

 

Formato:
CD

 

Data di Uscita:
06.04.2019

 

Etichetta:
Autoproduzione

 

Distribuzione:
---

 

Agenzia di Promozione:
Against PR
[MetalWave] Invia una email a Against PR

 

Recensione

Decisamente moderato, calmo, forse troppo questo terzo disco degli A Day In Venice progetto del chitarrista triestino Kraji intitolato semplicemente (III) dal quale emergono indiscutibilmente contesti in parte oscuri e malinconici forse sin troppo ricchi di sentimentalismo per un genere che spazia dal doom al post rock. Strumentalmente il lavoro si muove su un assetto molto soft, nitido, ben congeniato all’interno della quale si stende la voce di Paolo Brembi, mono espressiva, che tra un velo di malinconia ed altro appare forse sin troppo cullante e non aiuta a superare le maglie troppo lente delle andature. I brani in ogni caso nella loro nitidezza rendono un’impressione sin troppo statica al punto da non poter offrire paragoni o simmetrie di parallelismo con altri artisti appartenenti al medesimo genere. In sostanza pare aversi poca competitività anche se probabilmente l’idea dell’autore è quella di effettuare più che altro una ricerca su se stessi. Tra i nove brani quello appena più propositivo e meno frenato è “Her Body Rocks” diretto e coinvolgente; anche se le aperture dei brani paiono forse anche sin troppo elementari e semplici nei contenuti riescono, tra alti e bassi, ad assumere un minimo di spessore come anche nel caso di “Golden Stone”; appena con più influenze rock post rock è “Temple Of The Far” dove la ritmica prende un po’ più di brio catturando maggiormente l’attenzione come anche la conclusiva “Far”, un brano cantato ma prevalentemente strumentale. Un lavoro che nella sua completezza tende ad offrire un quadro compositivo sin troppo moderato, poco vivo e sin troppo incentrato sulla ricerca di se stessi al punto da non catturare l’attenzione come dovuto lasciando un po’ di amaro in bocca a cagione di una linea compositiva sin troppo ristagnante.

Track by Track
  1. Dark electricity 55
  2. Walls of madness 55
  3. Tunnel of ashy lights 55
  4. Her body rocks 65
  5. Prison is a red sky 55
  6. I am nowhere in time 55
  7. The golden stone 55
  8. Temple of the dog 65
  9. Far 60
Giudizio Confezione
  • Qualità Audio: 65
  • Qualità Artwork: 50
  • Originalità: 60
  • Tecnica: 60
Giudizio Finale
57

 

Recensione di Wolverine » pubblicata il 09.06.2019. Articolo letto 1575 volte.

 

Articoli Correlati

News
Interviste
  • Spiacenti! Non sono disponibili Interviste correlate.
Live Reports
  • Spiacenti! Non sono disponibili Live Reports correlati.
Concerti
  • Spiacenti! Non sono disponibili concerti correlati.